Infilo la mano, quindi, rimescolo e ne faccio risalire un pezzo in superficie . E' quello che avevo ricacciato più a fondo di tutti. Lo guardo: non è sporco e illeggibile come credevo fosse dopo anni e anni di buio in fondo a quel pozzo, al contrario.
Mi si para davanti in tutta la sua chiarezza.
Una leggera spolverata: qualche parte ancora tagliente, mi ferisce un po , ma nulla a che vedere con le ferite profonde del passato.
Il tempo leviga, come fa il mare con i pezzi di vetro. A furia di lambirli con le sue onde , li fa diventare delle pietre preziose.
E' ciò che mi è successo. Ho visto la trasformazione dei miei pezzi di vetro. Ho guardato in faccia le mie fragilità e mi sono resa conto che erano fortezze e che grazie ad esse, ho imparato ad esercitare il libero pensiero, ad avere una condotta morale scevra da pregiudizi e condizionamenti.
Sul timpano dell'edificio c'è scritto a grandi lettere : "religioni et bonis artibus" (per la religione e le arti liberali) è il motto che il suo fondatore volle scolpito in fronte a questo collegio a provare che la vera fede non è ostile alla scienza, ma che ambedue sono raggi di uno stesso Sole diretti ad illuminare le nostre cieche e deboli menti alla via della Verità.
Scienza e fede possono quindi coesistere senza che una escludi l'altra.
Nel fondo del mio cuore irrequieto, una piccola luce si è accesa, un seme nascosto che fatica a spuntare.
Non lo sappiamo ,ma ci sono misteriosi e provvidenziali percorsi interiori che solo Dio conosce
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