giovedì 10 aprile 2014

"religioni et bonis artibus"

 Siamo nel centro storico della mia Lecce, mentre sono intenta nel corso di scrittura guardo fuori dalla finestra, la statua del Carducci domina la piccola piazzetta . La guardo mentre cerco di acciuffare momenti di vita passata,  per poterli scrivere sul mio diario.  Erano caduti  nel pozzo nero dell'oblio
Infilo la mano, quindi, rimescolo e ne faccio risalire un pezzo in superficie .  E' quello che avevo ricacciato più a fondo di tutti. Lo guardo: non è sporco e illeggibile come credevo fosse dopo anni e anni di buio in fondo a quel pozzo,  al contrario.
 Mi si para davanti in tutta la sua chiarezza.
Una leggera spolverata:  qualche parte ancora tagliente, mi ferisce un po , ma nulla a che vedere con le ferite  profonde  del passato.
 Il tempo leviga, come fa il mare con i pezzi di vetro. A furia di lambirli con le sue onde , li fa diventare delle  pietre preziose.
E' ciò che mi è successo. Ho visto la trasformazione dei miei pezzi di vetro. Ho guardato in faccia le mie fragilità e mi sono resa conto che erano fortezze e che grazie ad esse, ho imparato ad esercitare il libero pensiero, ad avere una condotta morale scevra da pregiudizi e condizionamenti.





Sul timpano dell'edificio c'è scritto a grandi lettere : "religioni et bonis artibus" (per la religione e le arti liberali) è il motto che il suo fondatore volle scolpito in fronte a questo collegio a provare che la vera fede non è ostile alla scienza, ma che ambedue sono raggi di uno stesso Sole diretti ad illuminare le nostre cieche e deboli menti alla via della Verità.
  Scienza e fede possono quindi coesistere senza che una escludi l'altra.
Nel fondo del mio cuore irrequieto, una piccola luce si è accesa, un seme nascosto che fatica a spuntare. 


 Non lo sappiamo ,ma ci sono  misteriosi e provvidenziali percorsi interiori che solo Dio conosce 




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